01_Juniper Garden o "Giardino per l'Etna"
Il dialogo che ciascuno di noi intrattiene con la natura che ci circonda può attuarsi in differenti modi, anche molto lontani fra loro. Chi ama percorrerla, attraversarla, possederla, chi preferisce idealizzarla, contemplarla, chi ancora la esalta e si esalta o viceversa, ne soccombe, ne soffre il peso e la grandezza.
Il giardino inospitale rivela ad ognuno di noi, come agli altri che osservano e /o partecipano allo stesso modo, quale è il nostro modo di fare. Rappresenta un attuatore dello stato d’animo a fronte di una simbolica provocazione. Raggiungere l’oasi interna comporta il superamento di un ostacolo (il pietrame) ma il compenso è gratificante. Come interpreteremo la suggestione? Ci sentiremo più protetti? O come in scena, protagonisti di una performance?
The dialogue which every one of us holds with the surrounding nature can take place in many ways, even very different from one another. Some people love walking in the nature, passing through it, possessing it, others prefer to idealise, contemplate, glorify it or maybe they just feel excited or haunted by it, when they suffer from its weight and its greatness. The inhospitable garden reveals every one of us – and to observers and/or other visitors as well – which one is our own way to live nature. It represents a mood-generator before a symbolic provocation. Reaching the internal oasis entails overcoming an obstacle (the stones), but the reward is gratifying. How shall we understand the conditioning? Shall we feel more protected? Or, like on stage, protagonists of a performance?
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La parte esterna del giardino è un dissuasore, allontana dal premio e diffida dall’attraversamento. Realizzata con pietrame dell’Etna e piante erbacee pioniere ha un’immagine aspra e ricostruisce un micropaesaggio inospitale, da cui il primo nome pensato per il giardino. Ma all’interno trova spazio una costruzione apertamente innaturale, ad opera dell’uomo, una colonizzazione. Un albero solitario (un ginepro - Juniperus communis) la ombreggia per renderla ancora più confortevole, un’isola che può accogliere persone, non necessariamente in relazione tra loro, affinché ognuno possa ritrovare o provare, se desidera, la propria intimità.
The external part of the garden advises against trespassing and entering, keeping visitors away from the reward. It is realized with Mount Etna stones and pioneer herbal species, it looks uneven and creates an inhospitable micro-landscape, which gave the first idea for the name of the garden. Nevertheless, inside, there is an apparent non-natural space, made by man as a sort of colonization. A solitary tree (a juniper – Juniperus communis) generates a shade which transforms the garden into a more comfortable island that can welcome some people – not necessarily knowing one another – so that every one can find their privacy again or experience a new one, if they want to.
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Il Ginepro
Il ginepro (nome scientifico Juniperus communis), è una pianta tipica del territorio italiano. Ne esistono diverse specie considerate molto importanti dal punto di vista ambientale, poiché sono in grado di adattarsi alle condizioni più sfavorevoli. Juniperus identifica un genere di piante di cui fanno parte circa 60 specie, appartenenti alla famiglia botanica delle Cupressaceae. In Italia sono presenti sette specie tra le quali la più diffusa è la Juniperus communis, nota anche come ginepro comune. Juniperus communis si trova in tutte le regioni ed ha una discreta diffusione dal livello del mare fino ai 2000 m di altitudine. In particolare, si trova nella macchia mediterranea sempreverde (0-900 m), nelle zone montane di conifere e faggio (900-2000 m) fino alle aree sub-montane del castagno e del rovere (100-1000 m). Il ginepro comune è una pianta molto particolare, che cambia forma e si adatta alle diverse condizioni ambientali e climatiche. Ad esempio, in montagna è facile trovarlo come piccolo cespuglio appiattito che non supera 1 m di altezza. In collina e pianura, invece, diventa un piccolo arbusto con portamento piramidale, che raggiunge anche i 10 m di altezza. In ogni caso è comune osservare arbusti di ginepro prostrati, come alberelli incurvati o addirittura adagiati al suolo. Il tronco del ginepro è molto ramificato, con una corteccia frastagliata di colore bruno-rossastro. È una pianta sempreverde, ciò vuol dire che non perde mai del tutto il suo fogliame. Le foglie sono tipicamente aghiformi, lunghe 1-2 cm, di colore verde scuro con una riga bianca sulla pagina superiore. Si trovano disposte a verticilli di tre e hanno una sorta di rivestimento ceroso che le protegge.
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Gli aghi del ginepro sono abbastanza pungenti. Questo rende la pianta un ottimo rifugio per i piccoli animali del bosco, in quanto è poco avvicinabile. Le bacche di ginepro hanno una maturazione molto lenta, quasi unica in natura. Maturano infatti a cavallo di due anni. All’inizio, nel primo anno, sono piccole e verdi, di forma irregolare e dal sapore sgradevole. A piena maturazione, nel secondo anno, sono rotonde, carnose, lucide, di colore viola-bluastro molto scuro, del diametro di 3-5 mm. La maturazione avviene in settembre, ma le bacche sono persistenti sui rami e si possono cogliere per tutto l’autunno. A livello botanico il ginepro è una conifera. Le bacche, dunque, sono in realtà delle pigne (coni o galbule) chiamate anche coccole. Queste “false” bacche sono amate dagli uccelli, che se ne nutrono e ne disperdendo in giro i semi. L’albero cresce molto lentamente ed è longevo, si hanno addirittura ritrovamenti di esemplari di oltre 2000 anni di età. Per questo il ginepro e le sue bacche hanno una forte carica simbolica: da tempi antichi e in numerose civiltà, dalla Magna Grecia fino alle colture Celtiche, era diffuso il suo uso per proteggersi e allontanare le forze negative.
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Il ginepro è una delle piante più importanti del nostro eco-sistema. È una specie pioniera, una tra le prime a comparire lungo le coste, grazie alle sue caratteristiche intrinseche. Il ginepro è in grado di resistere a condizioni difficili, come l’aridità, l’elevata insolazione e la salinità. La cera che riveste le foglie limita le perdite idriche e l’eccessiva traspirazione. Inoltre, l’arbusto possiede un’alta capacità di assorbire l’acqua, soprattutto negli ambienti privi di copertura vegetale e grazie al sistema radicale molto sviluppato. Questo insieme di caratteristiche dà a questa pianta un ruolo ecologico fondamentale, poiché la rende in grado di colonizzare ambienti sfavorevoli alla maggior parte delle specie vegetali. Nell’ambito della conservazione ambientale, quindi, questi alberi sono usati nelle strategie di ripopolamento e recupero.
In ambito alimentare l’utilizzo più famoso del ginepro e delle sue bacche è quello per la produzione del famoso gin. Questa bevanda alcolica è stata inventata da un medico olandese nel 1600. La si ottiene dalla fermentazione di orzo e frumento, con l’aggiunta di bacche di ginepro. Inizialmente fu impiegata per alleviare i sintomi febbrili nei soldati. In seguito, divenne un alcolico famoso in tutto il mondo, usato come base per i più svariati cocktail. Le bacche di ginepro si raccolgono a piena maturità, quando iniziano ad appassire sulla pianta, solitamente in ottobre. Le bacche possono essere usate anche come condimento per piatti dal sapore forte a base di carne. Altro tipo di uso classico è la preparazione di tisane, infusi e decotti.